Che cosa ho, personalmente, contro le «direttissime»?
Ma proprio nulla; anzi. La «via della goccia cadente»
è una cosa quanto mai logica, e del resto è
sempre esistita; purché, però, la montagna
la ammetta. Ma a volte la fessura continua più
a sinistra o più a destra; e allora è dato
di vedere gli scalatori quelli della prima ascensione,
intendo procedere diritti come se nulla fosse:
piantando, ovviamente, chiodi a espansione. Ma perché
passare proprio di là, e in quel modo? «Per
la libertà», dichiarano; e non saccorgono
di essere schiavi del filo a piombo.
Si ha orrore delle deviazioni. «Davanti alle difficoltà,
la logica non comanda di aggirarle, ma di vincerle»
dichiara Paul Claudel. E quel che dicono
pure i protagonisti delle direttissime, i quali sanno
già in partenza che larmamentario di cui
sono forniti consentirà loro di superare qualunque
ostacolo. Essi parlano dunque di problemi che non esistono
più. Potrebbe la montagna arrestarli con difficoltà
inattese? Sorridono: quei tempi sono passati da un pezzo!
(Il che, purtroppo, risponde a verità.) Limpossibile
in montagna è stato eliminato, ucciso dalle direttissime.
Le direttissime non sarebbero di per sé un gran
male, se lo spirito che le informa non si fosse propagato
a tutto larrampicamento. Ecco qui uno scalatore
in parete. Mette i piedi nelle staffe: tuttintorno,
nientaltro che roccia gialla strapiombante. Sta
facendo un foro sopra lultimo chiodo; è già
stanco, ma non rinuncia: ha ancora cinque giorni di ferie!
Chiodo su chiodo, egli avanza caparbio: vuole imporre
alla parete la sua via, e nullaltro.
Il chiodo a espansione è divenuto una cosa ovvia:
lo si tiene sempre a portata di mano, per leventualità
che non si riesca a passare con i mezzi ordinari. Larrampicatore
di oggi non vuole precludersi la via della ritirata, e
si porta appresso il coraggio nel sacco, in forma di ferramenta.
Le pareti non vengono più vinte in arrampicata,
bensì umiliate con un lavoro manuale e metodico,
una lunghezza di corda dopo laltra, e quel che non
si fa oggi si farà domani. Le vie di arrampicata
libera sono pericolose, perciò ci si cautela piantando
chiodi. La volontà non fa più assegnamento
sulla capacità, ma sugli attrezzi e sul lungo tempo
disponibile. Non è più il coraggio, bensì
la tecnica il fattore decisivo; lascensione può
durare giorni e giorni, i chiodi si contano a centinaia.
Il ripiegare diventa disonorevole, poiché ormai
tutti sanno che con i chiodi a espansione e con la costanza
si viene a capo di tutto, anche della più repulsiva
«direttissima».
Un tempo, la storia dellalpinismo si scriveva sulle
muraglie di roccia con la penna simbolica dellardimento;
oggi, si scrive con i chiodi. Mutano i tempi, e con essi
le concezioni e i valori. Lassicurazione strumentale
ha preso il posto della sicurezza interiore, la bravura
di una cordata si valuta in base al numero dei bivacchi,
mentre il coraggio di chi arrampica ancora in «libera»
viene squalificato come manifestazione di incoscienza.
Chi ha intorbidato la pura fonte dellalpinismo?
Forse, i primi volevano soltanto avvicinarsi ancora di
più al limite del possibile: oggi, invece, ogni
limite è svanito, cancellato. In principio non
sembrava una cosa grave, ma sono bastati dieci anni per
eliminare dal vocabolario alpinistico la parola «impossibile».
Progresso? Oggi, a dieci anni dagli inizi, molti non
fanno più nemmeno caso a dove piantano i chiodi
a espansione, se su vie nuove o su quelle classiche. Si
fora sempre di più e si arrampica sempre di meno.
Limpossibile è sgominato, il drago è
morto avvelenato e leroe Sigfrido è disoccupato.
Ognuno si lavora la parete piegandola con il ferro alle
proprie possibilità.
Taluni lavevano previsto da tempo, ma continuarono
tuttavia a forare, sulle direttissime e altrove, finché
perdettero il gusto dellarrampicare: perché
osare, perché rischiare, quando si può procedere
in perfetta sicurezza? Divennero allora i profeti della
direttissima: «Non perdete tempo sulle vie classiche,
imparate a forare, imparate a servirvi di staffe e cordini.
Fatevi furbi, raggirate la montagna con qualunque mezzo
se volete avere successo. Lera delle direttissime
è appena iniziata, ogni cima attende la sua via
del filo a piombo: non cè fretta, tanto la
montagna non può fuggire né difendersi».
«Hai già fatto la direttissima? E la superdirettissima?
No?». Questo è il criterio con cui si misura
oggi il valore alpinistico. E allora il giovane va, si
arrabatta lungo la scala di chiodi e poi chiede al prossimo
venuto: «Hai già fatto la direttissima?».
Chi non sta al gioco viene deriso se osa pronunciarsi
contro lopinione corrente. La generazione del filo
a piombo si è ormai affermata, e senza tanti riguardi
ha ucciso limpossibile. Chi non vi si oppone si
rende complice dellassassinio, e quando poi gli
alpinisti apriranno gli occhi e si accorgeranno di quel
che è venuto loro a mancare, sarà troppo
tardi: limpossibile, e con esso lardimento,
sarà sepolto, marcito e dimenticato per sempre.
Non tutto è ancora perduto, ma «essi»
torneranno allassalto; e se non saranno i medesimi,
saranno altri come loro. Faranno un gran chiasso già
molto tempo prima di attaccare, e ogni ammonimento sarà
di nuovo inutile. Avranno lambizione, avranno una
lunga vacanza, ed ecco che qualche nuovo «ultimo
problema» sarà di nuovo risolto
Lasceranno
al rifugio, come storico documento, altre fotografie con
una fila di puntini in linea retta, dalla base alla cima;
e in parete, qualche centinaio di chiodi. Stampa e radio
ci informeranno ancora che limpossibile è
stato superato
Se qualcuno è già indotto a pensare a una
possibile regolamentazione, vuol dire che la situazione
è seria; ma noi giovani non vogliamo alcun codice
alpinistico: «Noi vogliamo trovare lassù
i giorni ardui, nei quali non si conosca al mattino la
ricompensa della sera». Fino a quando ci sarà
ancora data questa possibilità?
Io mi preoccupo per il drago ucciso: dobbiamo fare qualcosa
prima che limpossibile venga del tutto sotterrato.
Noi ci siamo cacciati a furia di chiodi sulle pareti più
selvagge: la prossima generazione dovrà sapersi
liberare da tutta questa zavorra. Noi abbiamo imparato
a salire lungo la via del filo a piombo, quelli che verranno
dopo dovranno tendere nuovamente alle cime per altre vie.
La cambiale sta per scadere, dobbiamo ritrovare il limite
del possibile: dovrà pur esserci questo limite,
se vorremo avvicinarci a esso con la virtù dellardimento!
E mai più dovremo abbatterlo, neanche se ci sarà
impossibile raggiungerlo! Dove ci potremmo rifugiare,
altrimenti, per sfuggire alloppressione del grigiore
quotidiano? SullHimalaya? Sulle Ande? Sì,
anche là se ci sarà possibile: ma per la
maggioranza non ci saranno che le vecchie Alpi.
Salviamo dunque il drago; e, in avvenire, proseguiamo
sulla via indicataci dagli uomini del passato: io sono
convinto che sia ancora quella giusta!
Calza gli scarponi e parti. Se hai un compagno, porta
con te la corda e un paio di chiodi per i punti di sosta,
ma nulla di più. Io sono già in cammino,
preparato a tutto: anche a tornare indietro, nel caso
che io mincontri con limpossibile. Non ucciderò
il drago; ma se qualcuno vorrà venire con me, proseguiremo
assieme verso la vetta, sulle vie che ci sarà dato
di percorrere senza macchiarci dassassinio.
Abel Wakaam
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