Tracce GPS dal Passo dei Salati alla Capanna Regina Margherita
per Google Hearth
Alagna Valsesia si trova in Piemonte e la si raggiunge dall'uscita
dell'autostrada di Romagnano Sesia per poi risalire tutta la valle.
Le indicazioni riportano Varallo Sesia come primo riferimento, ma
la direzione da tenere è sempre quella di Alagna. Una volta
arrivati nella graziosa cittadina, si parcheggia nel primo spiazzo
libero sulla sinistra e si entra a piedi nel paese per raggiungere
la partenza della funivia.
Ma facciamo un passo indietro quando ancora si saliva a piedi il
vecchio sentiero che da Alagna Valsesia conduce a Pianalunga e poi
al Passo dei Salati, antico spartiacque tra il Piemonte e la Valle
d'Aosta. Allora la montagna era dei "forti"... era dei
"puri" e nessuno osava sfidare la sua forza, prostrandosi
di fronte all'immensa possanza con cui dominava queste valli. Poi
vennero le macchine e la tecnologia, i cavi d'acciaio e le funivie
come quella che nel 1.965 collegò in tre tratte la valle
del Sesia con Punta Indren a 3.260 metri. Ed allora l'uomo prese
possesso della montagna, ne risalì gli impervi pendii e si
spinse sempre più oltre, fino al confine impalpabile con
le nuvole. Ora quel cubo di cemento su Punta Indren è un
monumento al passato perché la società che la gestiva
non rinnovò la revisione quarantennale che scadeva nel 2005.
Al suo posto c'è la modernissima Funifor da 100 posti che
porta sulla soglia dei 3.000 mt quasi un migliaio di persone in
un'ora e poi, per i più temerari, è stata aggiunta
una tratta che sale alle Roccette a 3.275 mt. Poco prima della destinazione
finale, si intravede ancora ciò che resta dell'antica costruzione
perché pare che la montagna l'abbia risparmiata o forse la
prudenza di quegli uomini avevano scelto la giusta collocazione
per costruirla.
Lo sbarco avviene direttamente sul ghiacciaio. Siamo ai primi giorni
di luglio e la neve è ancora abbondante. La prima sosta è
quindi sul piccolo piazzale antistante per attrezzarsi con imbraco
e ramponi. Un cordino servirà da sicurezza per tutto il percorso,
al fine di evitare qualche spiacevole scivolata nei traversi ghiacciati.
La temperatura è buona e ci liberiamo immediatamente dagli
indumenti pesanti. Nello zaino non può però mancare
una giacca a vento e tutto quello che serve durante una escursione
in alta quota.
Il paesaggio che si presenta ai nostri occhi diventa sin da subito
ammaliante. Davanti a noi, spostata leggermente sulla destra, possiamo
scorgere la Punta Giordani che coi suoi 4.046 mt è il primo
dei quattromila del MonteRosa. Alla sua sinistra si erge la possente
Piramide Vincent di 4.215 mt che nasconde il Balmenhorn di 4.167
mt, meglio conosciuto come il Cristo delle Vette. Oggi però
la nostra meta è un'escursione più tranquilla che
ci porterà ad attraversare il Ghiacciaio dell'Indren fino
al rifugio Mantova e poi quello del Garstelet per raggiungere la
Capanna Gnifetti.
La salita è abbastanza dolce e l'altitudine non si fa sentire,
ma è bene prendersela con calma per evitare di sprecare inutilmente
energie. La traccia da seguire è quella più bassa
che taglia il ghiacciaio verso sinistra in direzione di alcune rocce.
La neve è compatta e non crea alcun problema. Procediamo
con passo deciso ma ci concediamo il tempo di qualche fotografia.
E' sempre meglio non fermarsi in mezzo a questi traversi e prediligere
delle soste in posizioni più sicure. Quel che ci appare è
una grande distesa bianca, ma sotto i nostri piedi si nascondono
i profondi crepacci che caratterizzano questa zona.
Il primo tratto attrezzato lo percorriamo senza togliere i ramponi
perché subito dopo ricomincia la neve. E' sufficiente fare
attenzione a dove si appoggiano le punte metalliche, ma le corde
fisse aiutano a non scivolare. Di questi passaggi ne incontreremo
diversi e, seguendo la traccia battuta, è impossibile sbagliare
strada. L'arrivo al Rifugio Mantova è più agevole
del previsto e approfittiamo del suo grande terrazzo per una breve
sosta. Uno sguardo verso l'alto ci mostra subito la nostra prossima
meta. La Capanna Gnifetti sembra lì a pochi passi, ma servirà
almeno un'altra mezz'ora.
L'ultimo traverso ci porta proprio sotto la costruzione a cui si
accede con un breve ma ripido tratto attrezzato. I ramponi da qui
in poi non servono e nemmeno la corda. Ce ne liberiamo velocemente
e riponiamo il tutto ordinatamente nello zaino. E' meglio aspettare
che la via sia completamente libera da altri alpinisti che stanno
scendendo per evitare inutili ingorghi e poi si sale agilmente,
facendo attenzione a qualche passaggio più esposto. Dall'arrivo
della funivia sono passate circa 2 ore.
Ora la vista verso la valle è spettacolare, ma basta voltare
lo sguardo verso il colle del Lys per renderci conto di quanta magnificenza
abbiamo ancora da vedere. Pranziamo all'interno della Capanna Gnifetti
per prenderci una pausa dal caldo cocente. La temperatura non lascia
certo intendere che ci troviamo a 3.647 metri di altitudine ed il
sole è davvero forte.
Il tempo però è tiranno e nel pomeriggio le temperature
elevate consigliano di scendere prima che il ghiacciaio diventi
impraticabile. Inoltre c'è la spada di Damocle rappresentata
dall'ultima corsa della funivia che non possiamo assolutamente perdere.
Per la via del ritorno scegliamo la stessa con cui siamo saliti
per evitare sorprese. La neve nel primo tratto del Garstelet è
già troppo molle e in alcuni passaggi si sprofonda. Inaspettatamente,
la situazione migliora nettamente sul Ghiacciaio dell'Indren che
si presenta più compatto, lasciandoci camminare tranquillamente
sui lunghi traversi.
L'arrivo a destinazione avviene senza intoppi ed abbiamo tutto
il tempo di sistemare l'attrezzatura nello zaino prima di intraprendere
la discesa in cabinovia verso il Passo dei Salati e poi, con ulteriori
due tratte, fino ad Alagna Valsesia con la consapevolezza che questa
escursione è servita soltanto come sopralluogo per altre
e più ambite mete.
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