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Il lago del Cingino e i suoi stambecchi

Traccia GPS da Campliccioli al Cingino - Mappa Mappa - Video Video - Photo Album

La Valle Antrona si trova in Piemonte, a ovest del lago Maggiore chiamato anche Verbano, e la si raggiunge percorrendo l'autostrada per Gravellona Toce, una derivazione della Milano Laghi che si ricongiunge con la Milano/Torino in direzione Alessandria.

Le indicazioni riportano Arona come primo casello da oltrepassare e la strada costeggia per un certo tratto il lago, visibile negli scorci liberi da gallerie. All'uscita di Villadossola occorre seguire attentamente i cartelli "Valle Antrona" fino ad imboccare l'unica strada che risale la valle.

L'ingresso in Antrona Piana va fatto con prudenza tenendo il bivio sulla sinistra in direzione "Lago", proseguendo diritti si sale a Cheggio raggiungendo un altro lago, chiamato "dei Cavalli", descritto nell'Avventura n° 37.

La strada si snoda in mezzo al verde ed i primi massi dell'antica frana sono ben visibili all'interno della pineta secolare. A ridosso del lago di Antrona esiste un parcheggio ed un bar ristorante con alloggio, da lì occorre proseguire per l'impervia salita che conduce al Lago di Campliccioli. La strada è di proprietà dell'ENEL e presenta punti in cattivo stato, ma è percorribile senza troppi patemi sino alla diga.

Parcheggiata l'auto a ridosso del muro di contenimento situato sotto la parete rocciosa, oppure in una delle piazzuole sterrate dei dintorni, raggiungiamo il tratto aereo della ferrovia, ben visibile sulla sinistra del lago, e lo percorriamo fino al capolinea, costeggiando le acque verdissime del bacino.

Questo primo tratto è completamente in piano e congiunge la diga col torrente Troncone, uno dei due affluenti di Campliccioli. Al termine dei binari, il sentiero prosegue fino a stringersi ina gola e, a seconda del livello del fiume, si può assistere ad uno spettacolo di rara bellezza con contrasti netti tra il colore verde dell'acqua e quello della roccia bianchissima.

Ancora qualche passo e ci appare una spettacolare cascata, ultimo respiro del torrente Troncone prima di gettarsi nel lago. Poco più avanti, un ponticello ci permette di attraversarlo per portarci sulla riva opposta. Dal momento della partenza son passati 30 minuti.

Risaliamo la scarpata fino ad incontrare un sentiero che attraversa la pietraia, dirigendosi a sinistra, e lo percorriamo fino a rientrare nel bosco. Prendendo a destra si torna invece alla diga lungo la sponda opposta del lago. Ben presto incontriamo di nuovo il torrente e lo risaliamo costeggiandone la riva. Ora il percorso si fa in leggera salita fino a sbucare all'Alpe Casaravera a 1499 metri, meta dei cercatori di mirtilli.

Ci teniamo sulla destra dell'Alpe e continuiamo a salire per almeno 45 minuti fino a raggiungere Lombraoro di sotto a quota 1636. La valle si apre all'improvviso e ci mostra in lontananza una spettacolare cascata che scende a picco dai nevai con un salto di almeno 50 metri come illustrato nell'Avventura n° 21. Poco più avanti, dopo un'ora a trenta dalla partenza, incontriamo la deviazione per il bacino del Cingino e l'Antronapass.

Ora comincia la salita vera, quella che ci accompagnerà fino in cima, e a non lasciatevi incantare dal cartello indicatore che segnale l'arrivo al Cingino in un'ora e mezza... perché vi assicuro che non sarà così. L'incontro con una croce di legno, corredata di un tavolo, due sedie e una panchina è la prima conferma che stiamo seguendo la giusta direzione, sempre marcato in bianco e rosso con la sigla CO.

Il sentiero si snoda dentro il bosco di larici, perennemente in salita, ma non presenta tratti davvero ripidi. E' un lento susseguirsi di tornanti, tra un alternarsi di rododentri e rocce, con alcuno tratti che si affacciano sulla valle e danno un senso tangibile all'innalzamento in quota. Dopo un'ora di cammino e dopo aver aggirato la montagna sulla sinistra, ci appare in lontananza, sopra la bastionata di roccia, la casa dei guardiani della diga. Qui cominciamo a renderci conto che la strada da fare è ancora molto lunga.

Rientrati nella gola rocciosa, scendiamo leggermente verso il fiume che proviene dal Cingino, lo superiamo agevolmente, saltando sui grossi sassi sistemati per facilitare il guado, risaliamo dalla parte opposta e raggiungiamo l'Alpe Cingino a quota 2.044. Dall'inizio dell'escursione sono passate tre ore. Seguiamo il sentiero che aggira la possente parete rocciosa e finalmente ci appare in lontananza la diga. Servirà ancora un'ora per raggiungerla, ma finalmente arriviamo alla meta e possiamo ammirare il lago del Cingino, incastonato tra le rocce.

Per consumare il pranzo al sacco al riparo dal vento che s'è alzato di colpo, ci rifugiamo nel Bivacco Cingino della sezione CAI di Villadossola. E' di recente costruzione, veramente ben fatto e posto in una posizione che domina la valle sottostante a quota 2.255. Foto dell'interno: Mappa Mappa

Con lo stomaco pieno e dopo aver recuperato un po' le forze, posso finalmente dedicarmi al vero motivo che mi ha condotto fin qui: gli stambecchi.
E' un animale dall'aspetto nobile e fiero, l'immagine della forza e della resistenza. Il suo corpo è dotato di robuste zampe piuttosto corte. Le corna a forma d'arco, incurvate all'indietro, sono di grandi dimensioni, e presentano numerose protuberanze che aumentano con l'età. Nei maschi possono raggingere il metro di lunghezza. Sono animali solitari, vivono in branchi di sessi separati e si riuniscono solo nella stagione degli amori, generalemente in gennaio, dove i maschi si affrontano per il possesso delle femmine con scontri che non hanno mai un finale tragico.

La diga del Cingino è chiamata anche "palestra degli Stambecchi" perché, sulle sue possenti mura quasi verticali, questi straordinari animali posso dar prova delle loro capacità di equilibrio e arrampicata. Il motivo di questa pericolosa scalata è il salnitro che fuoriesce dal cemento sotto forma in effluorescenze. In pratica contiene il sale che necessita alla loro dieta. E per fotografare gli stambecchi, bisogna entrare a far parte del loro habitat naturale, dotati di una buona macchina fotografica ed un potente zoom che ci permette di scattare dei primi piani senza farli fuggire. Per l'occasione ho usato una Canon reflex 1000D con obiettivo 75-300.

E cosa c'è di meglio che fotografarli in equilibrio sulla muraglia verticale della diga, in posa tra le rocce o mentre pascolano tranquillamente in piccoli gruppi!

Siccome la fortuna aiuta gli audaci, mi concedo qualche rischio per avvicinarmi alla base della diga e, senza mettere in apprensione il branco, riesco ad immortalare un cucciolo di stambecco che, nonostante i richiami della madre, non se la sente di seguirla sul muro verticale. Ora però, a furia di saltare di roccia in roccia insieme a loro, mi rendo conto che le mie energie sono agli sgoccioli. Quelle rimaste mi devono servire a compiere il tragitto che mi separa da Campliccioli, dove ho parcheggiato l'auto. Nove chilometri e cinquecento metri di ripida discesa, lungo lo stesso tortuoso percorso che mi ha portato fin qui. Riuscirò a compierlo in circa tre ore e trenta minuti, quaranta in meno della salita, con un vento teso che sta spazzando la valle mentre il sole morente la illumina di una pace e immensità senza eguali.
E' possibile effettuare anche un tour completo dei Laghi del Cingino e Camposecco attraversando la condotta sotterranea dell'ENEL: Traccia GPS

Abel Wakaam

 

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