Tracce GPS dal Passo dei Salati alla Capanna Regina Margherita
Lo Stolenberg è un picco di 3.202 metri che sembra non interessare
nessuno, eppure è l'inamovibile guardiano di roccia che ha
prima accolto e poi accomiatato tutti gli escursionisti in viaggio
verso i 4.554 metri della Capanna Regina Margherita.
Ma facciamo un passo indietro quando ancora si saliva a piedi il
vecchio sentiero che da Alagna Valsesia conduce a Pianalunga e poi
al Passo dei Salati, antico spartiacque tra il Piemonte e la Valle
d'Aosta. Allora la montagna era dei "forti"... era dei
"puri" e nessuno osava sfidare la sua forza, prostandosi
di fronte all'immensa possanza con cui dominava queste valli.
Poi vennero le macchine e la tecnologia, i cavi d'acciaio e le
funivie come quella che nel 1.965 collegò in tre tratte la
valle del Sesia con Punta Indren a 3.260 metri. Ed allora l'uomo
prese possesso della montagna, ne risalì gli impervi pendii
e si spinse sempre più oltre, fino al confine impalpabile
con le nuvole.
Ora quel cubo di cemento su Punta Indren è un monumento
al passato perché la società che la gestiva non ha
rinnovato la revisione quarantennale che scadeva nel 2005. Al suo
posto c'è la modernissima Funifor da 100 posti che porta
sulla soglia dei 3.000 mt, quasi un migliaio di persone in un'ora
e poi, per i più temerari, è stata aggiunta una tratta
che sale alle Roccette a 3.275 mt.
Ma lo Stolenberg è ancora lì.
Il sentiero parte da sopra il tetto di una costruzione
di servizio, posta di fronte alla gabinovia che scende a Gressoney.
Se non sai che è lì non lo troverai mai! Un piccolo
segnale bianco e rosso, abbandonato tra i sassi e poi una semplice
freccia gialla che punta verso l'alto.
Le pietre sono mal messe, ricoperte dalla polvere,
eppure da qui sono passati migliaia e migliaia di scarporni diretti
a pestare la neve del Colle del Lys.
Pochi passi e la sua cima rocciosa subito si mostra...
così, senza patos, senza attesa. E' lì davanti e mi
copre la visione celestiale del "Rosa", avvolto tra le
nuvole... o almeno ci prova perché alle sue spalle si erge
il più grande massiccio d'Europa.
Per raggiungerlo bisogna attraversare una pietraia
cosparsa di decine e decine di "omini di pietra", posti
a ricordo del passaggio di coloro che, a volte frettolosamente,
hanno alzato lo sguardo per vedere oltre... perché lo Stolenberg,
come ho già detto, non interessa a nessuno.
Il percorso continua con delle corde fisse per dare
tranquillità a chi teme di affacciarsi nel vuoto, ma in fondo
chi passa da qui è pronto a ben altri rischi, ed afferrare
il canapo fa quasi vergogna.
Ora la roccia è roccia e la montagna è
montagna... ad ogni passo si sente la forza che si nasconde in ogni
sasso... si percepisce quanto siamo deboli di fronte all'immensità
della natura.
Si viene qui per conquistare e ci si ritrova conquistati!
La montagna non è un gioco e neppure una sfida... la montagna
è un abbraccio ad occhi chiusi... la montagna è una
comunione d'intenti... la montagna è istinto e forza allo
stato puro.
Il contrasto dei colori si fa brusco all'improvviso... ogni dettaglio
prende forma sulla tavolozza di un pittore senza eguali. L'emozione
è una sferzata di calore e la si sente in gola, poi riempie
il cuore e l'anima e negli ultimi passi mi accompagna tenendomi
per mano.
Quando pensi di averla presa, la montagna ti sfugge
tra le dita, si nasconde tra le nuvole e all'improvviso sparisce.
E tu sei così in alto che tutto appare così
piccolo e lontano... sei così in alto da crederti un dio
e invece rimani un nano.
|