Traccia GPS dall'Alpe Ompio a Corte Buè
- Mappa
Per arrivare a Ompio è consigliabile percorrere l'autostrada per
Gravellona Toce e prendere l'uscita per Verbania. Proseguire quindi
verso il lago, superando la prima indicazione per Mergozzo e la
grande rotonda sulla strada provinciale. Qualche decina di metri
più avanti, sulla sinistra, è visibile la seconda indicazione per
Mergozzo e immediatamente dopo, quasi con lo stesso imbocco, la
strada che da Fondotoce porta a San Bernardino.
Occorre seguire le indicazioni per Santino e Rovegro, facendo attenzione
ad una biforcazione che gira sulla sinistra, dove è possibile incontrare
il primo cartello che indica Cicogna e percorrerla fino al primo
bivio che riporta le indicazioni per l'Alpe Ompio. La strada è sempre
asfaltata e in ottime condizioni fino all'Alpe Ruspesso (937 m)
dove si può lasciare l'auto in un piccolo parcheggio accanto
al primo dei cartelli indicatori.
Una stradina sterrata nel bosco porta in 10 minuti allaccogliente
rifugio Fantoli (1000 m) del CAI di Pallanza dove è possibile
rifocillarsi e prenotare il pranzo per il ritorno.
Per raggiungere corte Buè, si imbocca il sentierino nel
prato a sinistra del rifugio e, attraversato il ruscello, si raggiunge
a destra ripidamente le baite superiori dellAlpe Ompio (1060
m).
Superate le baite si entra in un bosco di faggi e betulle fino
ad una selletta con una grande croce di legno (1090 m) sulla destra.
Qui si lascia a siinistra il ripido sentiero che sale verso il Monte
Faiè e si prosegue invece diritto seguendo le indicazioni
per Buè. Il sentiero si mostra subito in tutta la sua selvaggia
bellezza.
Il verde splendente della felci contrasta col bianco dei tronchi
delle betulle che si stagliano sul pendio irto che volge a fondovalle,
ed ogni angolo di bosco si tinge di un atmosfeta magica e particolare
che appaga lo sguardo ovunque si volge.
Sulla destra sono visibili i prati dell'Alpe Basseno e dell'Alpe
Scellina in un susseguirsi di scorci che mostrano la parte bassa
della Valgrande, dove scorre il Rio omonimo.
La camminata non è mai impegnativa ed i riferimenti sono
chiari e ben definiti. E' impossibile sbagliare perchè, di
fatto, è l'unica strada percorribile che segue armonicamente
il pendio in un saliscendi che si adatta alle pieghe della montagna.
Ben presto, su un costone soleggiato che ci appare all'improvviso,
compare corte Buè con le sue baite in pietra grezza. Sembra
un villaggio fantasma che il tempo ha volutamente dimenticato affinchè
arrivasse integro sino a noi col suo sapore d'antico. Sembra lì
a portata di mano, ma la valle si allunga ed il sentiero s'inoltra
nelle sue anse infinite, portandoci nel verde sempre più
selvaggio.
Non ho mai visto tante felci su un pendio come in questa escursione.
Si susseguono in campi sterminati da cui s'innalzano alternativamente
i tronchi pallidi delle betulle o quelli grigi dei faggi, aggrappati
ad un terreno scosceso che precipita verso il fondovalle.
Il
gorgoglio del Rio Valgrande ci accompagna da lontano, mostrandosi
appena in qualche colpo d'occhio mozzafiato, giù, dove da
qualche parte si stringe nella stretta gola dove si staglia il ponte
in pietra di Velina.
Si
incontra un solo bivio con due frecce che indicano Buè su
direzioni opposte. A destra, superando alcuni gradini artificiali
di betulla, si scende verso il nucleo basso della corte, mentre
proseguendo diritto si segue il percorso originale che è
quello consigliato.
Occorre circa un'ora e mezza di passo tranquillo per giungere a
corte Buè, una camminata adatta a tutti perchè non
presenta particolari difficoltà, ma è importante munirsi
di una buona scorta d'acqua, almeno un litro a testa, perchè
non ne troverete di potabile lungo tutto il percorso.
La percentuale di discesa è maggiore all'andata, quindi
occorre tenersi una buona dose di energia per il ritorno, quando
la fatica comincerà a farsi sentire ed il profumo delle grigliate
di carne del Rifugio Fantoli diventeranno un miraggio da inseguire.
Corte Buè è un angolo di passato che è giunto
sino a noi con lo stesso profumo di antico che aveva allora. La
maggior parte delle baite è in cattive condizioni, fatto
salvo per alcune di esse, adibite a rifugio dall'associazione locale,
dove è possibile pranzare al sacco sul terrapieno rivolto
a sud ovest.
Sulla via del ritorno abbiamo incontrato alcuni cavalli allo stato
brado che si abbeveravano al ruscello.
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